In un caldo pomeriggio d’agosto ovvero quattro passi tra birra (artigianale), movida, vicoli e Storia
“Caro mio siamo giunti in un luogo speciale, che è stato plasmato nel tempo, insieme alla storia della città stessa. Tutto quello che vedi, dalla seconda metà del 1300 alla seconda metà del 1700, ha subito continue modifiche sino ad assumere il volto magnifico che ancora oggi possiamo ammirare. Qui in questo luogo gli intrecci sono infiniti, mille e più sono le storie che potremmo seguire. Guarda, ad esempio, le raffigurazioni legate alle visioni di Ezechiele che sono scolpite sui basamenti dei cippi, destinati a sorreggere le statue.
L’antico profeta ci riporta alla birra ed alla sua storia. Proprio Ezechiele dopo essere stato deportato a Babilonia insieme ai notabili del Regno di Giuda, incita i suoi conterranei ad insediarsi attivamente nei nuovi territori. Questa integrazione avverrà. Gli ebrei raccontano della cosiddetta “cattività babilonese” come di un periodo tutto sommato felice”
“Non capisco però quale attinenza abbia la birra con tutto questo” chiese Vito curioso.
“Gli ebrei si integrarono così bene da arrivare a condividere la bevanda nazionale sumera.” continuai entusiasta “Considera che nelle Sacre Scritture si parla di una “bevanda inebriante”. Tale espressione sarebbe la traduzione errata della parola latina “sicera” che deriverebbe dall’ebraico “shekhar”, termine che designava una bevanda alcolica ottenuta dall’orzo. Di conseguenza sicera, o meglio shekhar, non indicherebbe altro che una birra. Inoltre, shekhar sembrerebbe derivare direttamente dal sumero sikaru, “pane liquido” ovvero la birra d’orzo. Non trovi sia affascinate tutto ciò?”
Non lasciai al mio interlocutore il tempo di rispondere che ripresi tutto d’un fiato, io sì ormai entusiasta come un bambino: “Questo luogo è fantastico, pensa che tutti questi edifici, la Chiesa, il Convento, ed il cinquecentesco Ospedale sono legati alla figura di Giovanni D’Aymo, per alcuni un nobile, per altri un portinaio o addirittura un calzolaio. C’è chi ne ha fatto addirittura un santo. Questo personaggio avrebbe raccolto le confidenze di un pellegrino fiammingo, che incautamente gli avrebbe svelato un luogo fuori città in cui trovare un tesoro. Dopo averlo recuperato, Giovanni ammazzò il pellegrino, giustificando la sua improvvisa ricchezza con una favolosa “acchiatura”. Successivamente pentitosi e confessato il crimine al Vescovo, fece costruire il primo nucleo di ciò che poi diventerà quello che vedi intorno a te.”
“E la birra?” chiese Vito con trasporto
“Oh, ancora una volta piccoli intrecci …sin dal medioevo i pellegrini lungo le vie sacre, dal Nord al Sud dell’Europa portano in giro la conoscenza di questa bevanda fermentata e dei suoi santi: Santa Brigida, San Patrizio, Sant’Arnolfo e tanti altri. E poi piccole coincidenze…il pellegrino ucciso da Giovanni era fiammingo e saranno proprio i fiamminghi ad introdurre l’uso del luppolo in Inghilterra, nella seconda metà del 1300, dando origine alla differenza tra le ale termine che in origine designava le birre non luppolate e le beer prodotte invece con il luppolo. Ma ovviamente questa è un’altra storia. A proposito di coincidenze ed intrecci, vieni, varchiamo Porta Rudiae”
Il mio amico continuava a seguirmi obbediente. Varcammo l’enorme arco, una delle restanti tre porte che scandivano le antiche mura cittadine.
“Questa porta racconta tante storie. Della antica città di Rudiae, patria di Quinto Ennio alter Homerus; della devozione dei leccesi al loro Santo Patrono Oronzo; della presenza degli ordini mendicanti, Domenicani in questo caso specifico; sino alle mitiche origini della città, con l’eroe eponimo Lizio Idomeneo, che giunse in Messapia provenendo da Creta.
A tal proposito le suggestioni birrarie riemergono. A Creta infatti la birra, detta bruton, era consumata più del vino, ed era prodotta da tutte le classi sociali. I pithoi, le grandi giare, rinvenute nei palazzi dell’isola ne hanno restituito tracce evidenti. La civiltà minoica era basata sul commercio e sui traffici marittimi, difficile a tal proposito non pensare che anche la birra viaggiasse. Ma, al solito, tendo a diventare logorroico. Non voglio rischiare di annoiarti. Di storie ce ne sono tante, ma per ora fermiamoci qua. Spero almeno di aver suscitato il tuo interesse e di aver stuzzicato la tua curiosità. Però permettimi ora di concludere il tour con un assaggio. Tutto questo parlare di birra mi ha messo una gran sete e poi sai com’è…dopo tanta teoria ci vuole la pratica!”
“Concordo!” disse Vito con un largo sorriso.
“Bene allora il giro continua…in un pub indipendente!” esclamai.
“Ti chiederei perché indipendente, ma ho paura che inizi a narrare di tempi lontani” rise il mio allegro compagno.
“Stai tranquillo, è presto detto…per un appassionato come me un pub indipendente è una specie di tempio dove assaggiare birre sempre nuove e consumare i riti di socialità da sempre legati alla birra, bevanda sociale per eccellenza. Nella realtà i pub indipendenti sono legati alla rivoluzione della birra artigianale italiana e internazionale. L’indipendenza dei pub e delle birrerie è legata alla proprietà dell’impianto di spillatura da parte del titolare del locale. Invece i locali che fanno parte dei circuiti distributivi, spesso in mano alle grandi multinazionali, hanno l’impianto in comodato e sono vincolati da un contratto che prevede la fornitura sempre delle stesse birre imposte dal distributore. Negli ultimi tempi sempre più gestori hanno fatto la scelta di investire sul proprio impianto per poter poi decidere liberamente quali birre servire alla propria clientela, concentrandosi sulle artigianali ed alternando in continuazione birrifici e stili.”
Raggiungemmo il vicino Blue Beat, pub in via Reale, porto sicuro per tutti gli amanti della spumosa bevanda, rigorosamente artigianale.
“Oh benvenuto dottore” mi canzonò bonario Mirko da dietro al bancone.
“Salve ragazzi, che cosa bevete?” intervenne Cristian con fare attento e concreto.
“Carissimi” risposi accennando un inchino “è sempre una gioia ritrovarsi! Vedo che abbiamo un’ottima italian pils…iniziamo con lei allora…fateci due medie!” proposi con enfasi.
Porsi il boccale al mio pomeridiano compagno “Alla tua caro Vito…perché, alla fine, la birra poco si presta ad elucubrazioni mentali ma va sempre bevuta con sommo piacere. Se poi lo si fa anche con la giusta consapevolezza, risulta ancora più appagante!”
“Alla tua…grazie per tutte le storie con cui mi hai allietato” ribatté Vito invitandomi al brindisi.
“Alla Storia allora…anzi alle infinite storie che si celano dentro il bicchiere!” gli venni dietro facendo tintinnare il boccale
Testo di Aristodemo Pellegrino
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